La devozione di Teresa d’Avila

4583size282La devozione di Teresa d’Avila per S. Chiara

Articolo di Stefania De Bonis, tratto dal sito www.paravosnaci.com

L’11 agosto 1562 nel monastero dell’Incarnazione di Avila le monache partecipano alla celebrazione eucaristica. Tra loro c’è Suor Teresa de Ahumada. È la vigilia di un evento importante: la fondazione di un nuovo monastero carmelitano, organizzato secondo il rigore originario della Regola di Sant’Alberto e destinato a vivere “per la Chiesa e per la redenzione delle anime”. Poco prima della comunione Suor Teresa ha una visione. Ecco come la racconta nel LIBRO DELLA Vita, la sua autobiografia:

Il giorno di santa Chiara, mentre stavo per comunicarmi, mi apparve questa santa splendente di bellezza; mi disse di sforzarmi d’andare innanzi nell’opera intrapresa, perché ella mi avrebbe aiutata. Cominciai a nutrire per lei una grande devozione, tanto più che le sue promesse sono risultate così veritiere che un monastero di suore del suo Ordine, vicino al nostro, ci aiuta a mantenerci. E la cosa più importante è che, a poco a poco, ha perfezionato a tal punto il mio desiderio di rinuncia a tutto che la povertà osservata da questa gloriosa santa nella sua casa si osserva anche da noi e viviamo di elemosina. Non mi è costato poca fatica ottenere l’autorizzazione del santo Padre a mantenerci salde in questa Regola, senza discostarcene né aver mai rendite. Il Signore fa molto di più e lo si deve forse alle preghiere di questa santa gloriosa perché, senza esserne richiesto, ci provvede completamente di tutto il necessario. Sia egli benedetto per ogni cosa! Amen. (Vita 33,13)”

È dunque anche grazie all’intercessione della santa di Assisi che Teresa di Gesù fondò il suo primo monastero di stretta clausura, quello di San Giuseppe, inaugurato il 24 agosto 1562. Così a 800 anni dalla consacrazione della santa di Assisi ricordiamo i 450 della riforma teresiana. Due sante molto diverse, vissute in due epoche molto diverse. Eppure dalla clarissa di San Damiano, Teresa sente non solo di poter ricevere la protezione celeste, ma anche l’ispirazione per lo stile di vita con cui dar vita a una nuova, piccola comunità. Così, rivolta alle consorelle del monastero di San Giuseppe, alle quali insegna il cammino di orazione, Teresa spiega che l’orazione non può prescindere da uno stile di vita votato all’umiltà, all’amore vicendevole e al distacco. E parla loro di povertà:

Ecco le armi che devono figurare sulle nostre bandiere e che dobbiamo custodire in ogni circostanza, in casa, nel modo di vestire, nelle parole e soprattutto nel pensiero. Finché vi atterrete a questa norma, non temete che abbia a decadere l’osservanza della Regola in questa casa, col favore di Dio, perché, come diceva santa Chiara, forti mura sono quelle della povertà. Di queste mura – ella diceva – e di quelle dell’umiltà voleva veder recinti i suoi monasteri, e certamente, se si osserva davvero questa pratica, l’onore del monastero e tutto il resto viene salvaguardato molto meglio che non con sontuosi edifici. Guardatevi bene dal costruirne di tali, ve ne scongiuro in nome di Dio e del suo sangue e, se posso dirlo in tutta coscienza, mi auguro che crollino il giorno stesso in cui siano costruiti. (Cammino di perfezione, 2,8)”

Nel Libro della vita, nei capitoli (32-36) in cui ripercorre la fondazione del primo monastero riformato, la santa Madre commenta “Contemplando Cristo in Croce, così povero e nudo, non potevo sopportare di essere ricca, per cui lo supplicai con le lacrime agli occhi di far sì che io divenissi povera come Lui” (Vita 35,3).

Forse Teresa non ha mai letto le parole di Chiara d’Assisi ad Agnese di Praga, ma la sintonia spirituale c’è ed è forte.

«In questo specchio rifulge la beata povertà, la santa umiltà e l’ineffabile carità. Contempla lo specchio in ogni parte e vedrai tutto questo.

Osserva anzitutto l’inizio di questo specchio e vedrai la povertà di chi è posto in una mangiatoia ed avvolto in poveri panni. O meravigliosa umiltà, o stupenda povertà! Il Re degli angeli, il Signore del cielo e della terra è adagiato in un presepio!

Al centro dello specchio noterai l’umiltà, la beata povertà e le innumerevoli fatiche e sofferenze che egli sostenne per la redenzione del genere umano.

Alla fine dello stesso specchio noterai l’umiltà, la beata povertà e le innumerevoli fatiche e sofferenze che egli sostenne per la redenzione del genere umano. Alla fine dello stesso specchio potrai contemplare l’ineffabile carità per cui volle patire sull’albero della croce ed in esso morire con un genere di morte di tutti il più umiliante.»

L’invito di entrambe è a tenere gli occhi fissi su di Lui, sempre.

 

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