Lettera del Ministro generale per la Pasqua 2024
Ai Frati dell’Ordine
Alle Sorelle Clarisse e Concezioniste
Alle Suore Francescane affiliate all’Ordine
Alle laiche e ai laici francescani
Cari Fratelli e Sorelle,
il Signore vi dia pace!
Desidero rivolgervi questo augurio per la Pasqua 2024 nella V Domenica di Quaresima, quando il Vangelo di Giovanni annuncia: “Se il chicco di grano, caduto in terra, non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto. Chi ama la propria vita, la perde e chi odia la propria vita in questo mondo, la conserverà per la vita eterna” (Gv 12,24-25).
Guardiamo insieme a questo intreccio di morte e di vita, nella memoria degli 800 anni delle stimmate di Francesco, segni misteriosi della sua comunione amorosa con Cristo.
Centrato attorno alla croce
“Tutto lo zelo dell’uomo di Dio, sia verso gli altri che nel segreto della sua vita interiore, era centrato attorno alla croce del Signore” (3Cel 2,2).
La croce è la chiave per entrare nel cuore di Francesco. È decisiva per chi vuole abbracciare questa forma di vita (Rnb 1,3); è il cuore del rendimento di grazie al Padre (Rnb 23,3); è il motivo della preghiera dei frati nelle chiese (Test 5); è la nostra unica ragione di gloria (Am 5); è la «Perfetta letizia». Per questo Francesco ci chiede con forza:
“Portate in offerta i vostri corpi e prendete sulle spalle la sua santa croce e seguite sino alla fine i suoi santissimi comandamenti” (UffPass Sal 7,8).
Chiara è sulla stessa lunghezza d’onda:
“Vedi che egli si è fatto per te spregevole e seguilo, fatta per lui spregevole in questo mondo. Guarda il tuo sposo, il più bello tra i figli degli uomini, divenuto per la tua salvezza il più vile degli uomini, disprezzato, percosso e in tutto il corpo più volte flagellato, morente tra le angosce stesse della croce: guardalo, consideralo, contemplalo, desiderando di imitarlo” (2LAg 19-20).
Seguire Cristo nella sua «umiliata bassezza» è il centro della chiamata di Chiara e delle sue sorelle, che ci permette di riconoscere nella sua radicalità anche quella di Francesco.
Celebrare la Pasqua di morte e di risurrezione in questo anno dedicato alle stimmate ci porti allora a ricentrare noi stessi, singoli e fraternità, attorno alla croce gloriosa del Signore.
Ne abbiamo urgente bisogno oggi per rispondere al dono di una vita francescana bella e capace di affascinare, non trascinata e spenta. “Lo Spirito del Signore e la sua santa operazione” (Rb 10,8) ci spinge senza sosta ad attraversare e superare le paure e i peccati che ci bloccano e ci spingono a preservarci. Chiediamoci come ritrovare oggi l’incanto necessario per perdere la vita sulla via della croce e della risurrezione di Gesù e spenderla nel dono generoso di noi stessi.
Ci infonda lo Spirito Creatore l’audacia e la passione per trovare oggi le strade e i modi anche nuovi per vivere come fratelli, sorelle e minori, contemplativi, in obbedienza, senza nulla di proprio e in castità, pellegrini nella missione tra e con i poveri.
Letizia e compassione
Sul monte della Verna, come scrive san Bonaventura, “provava letizia per l’atteggiamento gentile, con il quale si vedeva guardato da Cristo, sotto la figura del serafino, ma il vederlo confitto in croce gli trapassava l’anima con la spada dolorosa della compassione” (LegM XIII,3).
Francesco sperimenta letizia e compassione nell’incontro con il Signore, sereno mentre è confitto sul legno. Ci ricorda che la Resurrezione non è il lieto fine dopo la croce, perché il Cristo accetta volontariamente di entrare nell’abisso della morte, consegna al Padre la sua vita e risorge nell’atto stesso di morire!
È nello Spirito che la potenza della risurrezione attraversa in modi diversi le persone e la creazione. Ecco le infinite Pasque del mondo, quei segni di vita e di morte nei quali è presente e agisce incessantemente lo Spirito del Cristo Vivente, spesso contro ogni evidenza.
Francesco ha sperimentato nella ripugnanza davanti ai lebbrosi una forma di morte, insieme alla risurrezione nel «fare misericordia». Chiara vive questa gioia pasquale nella relazione con le sorelle (cfr. TestsC 67-70). Entrambi hanno dimostrato che ciò che è molesto e amaro si può convertire in dolcezza, primizia di vita nuova. La morte non ha l’ultima parola!
In questa Pasqua come dimenticare i tanti segni di morte e di vita nei luoghi di guerra, di violenza, di abusi, di diseguaglianze, di fame e il grido della nostra casa comune, la creazione? Quante Pasque del mondo! Impariamo a riconoscerle come attratte da Colui che è “il Primo e l’Ultimo, che era morto ed è tornato alla vita” (Ap 2,8b). È uno sguardo contemplativo che ci aiuta a non rimanere paralizzati dinanzi al male, ma a diventare con molti artefici di vita risorta!
È con questi sentimenti, fratelli e sorelle carissimi, che vi auguro di «fare Pasqua» “fondati e fermi nella fede, irremovibili nella speranza del Vangelo” (Col 1,23), nostra professione di vita. Restiamo vicini a quanti sono segnati dalle ferite di questo tempo, anche tra noi. Restiamo vicini ai popoli della Terra Santa in quest’ora dolorosa, come all’Ucraina e a tanti altri.
Crediamo che in esse lo Spirito del Signore lascia maturare germogli impensabili di vita nuova.
Con la Benedizione di San Francesco, vi saluto fraternamente.
Vostro fratello e servo,
Fr. Massimo Fusarelli, ofm
Ministro generale
Roma, 17 marzo 2024
V Domenica di Quaresima