Chiara e il Mistero del Natale

Mettere “Il Natale” come titolo ad una riflessione sulla vita di un Santo forse può sembrare alquanto singolare, se però riferito a Santa Chiara non soltanto non deve sembrare singolare, ma necessario, se si vuole comprendere pienamente la figura spirituale di questa donna.

Entrata nella linea spirituale di Francesco, la contemplazione non può esaurirsi per Chiara in un solo aspetto della vicenda umana di Gesù Cristo, perché l’amore di Dio in Cristo per l’uomo ha inizio concreto nella storia dal momento della Incarnazione nel seno purissimo di Maria fino alla permanenza nella presenza reale nell’Eucaristia, quindi fino alla consumazione dei secoli.

Allora uno dei motivi fondamentali contemplativi nella sua vita è il mistero dell’Incarnazione del Figlio di Dio, che non è legato soltanto alla ricorrenza liturgica del Natale, ma è un momento contemplativo di tutta la sua vita. Il mistero della povertà, della umiliazione e della carità, lei lo vede già pienamente realizzato nella Incarnazione, che abbraccia tutto l’arco di vita del Signore, che va dal primo istante della sua esistenza umana nel seno di Maria, fino alla nascita e alla prima infanzia.

Tutto questo arco di esistenza lo fa continuo oggetto della sua contemplazione; molti testi ci dicono con quale intensità di amore ha meditato questi momenti dell’Incarnazione, come vi ha visto le tre virtù fondamentali dell’itinerario di ascesi mistica per la uniformità con Cristo.

Nella conoscenza perfetta che ha della Scrittura, abituata com’è all’ascolto della Parola, ne ripresenta anche la motivazione teologica, che è l’esaltazione della natura umana e parafrasando San Paolo, la ripete nella Prima Lettera ad Agnese: «Se dunque tale e così grande Signore, scendendo nel seno della Vergine, volle apparire nel mondo come uomo spregevole, bisognoso e povero, affinché gli uomini – che erano poverissimi ed indigenti, affamati per l’eccessiva penuria del nutrimento celeste – divenissero in Lui ricchi…».

Vi sono due episodi riportati dalle Fonti che ci fanno comprendere questa sua penetrazione nel mistero del Natale. Il primo lo riportiamo dal Celano: «In quell’ora del Natale (è il 1251, ultimo della sua vita), quando il mondo giubila con gli angeli per il bambino appena nato, tutte le Donne si avviano per il Mattutino al luogo della preghiera, lasciando sola la Madre gravata dalla infermità.

E, avendo cominciato a pensare a Gesù piccolino e a dolersi molto di non poter partecipare al canto delle sue lodi, sospirando gli dice: “Signore Iddio, eccomi lasciata sola per Te!”. Ed ecco, all’improvviso, cominciò a risuonare alle sue orecchie il meraviglioso concerto che si faceva nella chiesa di san Francesco. Udiva i frati salmeggiare nel giubilo, seguiva le armonie dei cantori, percepiva perfino il suono degli strumenti.

Il luogo non era affatto così vicino da consentire umanamente la percezione di quei suoni: o quella celebrazione solenne fu resa divinamente sonora fino a raggiungerla, oppure il suo udito fu rafforzato oltre ogni umana possibilità. Anzi, cosa che supera questo prodigio di udito, ella fu degna di vedere persino il presepio del Signore. Quando, al mattino, le figlie andarono da lei, la beata Chiara disse: “benedetto il Signore Gesù Cristo, che non mi ha lasciata sola, quando voi mi avete abbandonata! Ho proprio udito, per grazia di Cristo, tutte quelle cerimonie che sono state celebrate questa notte nella chiesa di Santo Francesco”» (FF 3212).

«Signore Iddio, eccomi lasciata sola per Te!», espressione estremamente confidenziale che solo un lungo rapporto intimo e personale consente e rende comprensibile. Questo lamento, espresso con una frase così semplice, mentre al nostro orecchio profano sembra un puro lamento, sembra non dir nulla, era invece l’espressione confidenziale di un profondo rapporto intimo e personale di amore tra lei e Dio e perciò venne subito appagata da quel Dio che non si lascia mai vincere nell’amore.

Questo episodio eleva Chiara all’altezza mistica di Francesco nella meditazione del mistero dell’Incarnazione, che in lui trova la sua concretizzazione viva e drammatica nel presepe di Greccio. Così ancora una volta, Francesco e Chiara, con esperienze diverse, si ritrovano sullo stesso cammino nella contemplazione dell’amore folle di Dio per le sue creature!   

Fonte: www.assisiofm.it

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