Alla scoperta della Basilica di Santa Chiara
Una sintesi artistica –
L’interno della Basilica, che un tempo doveva essere tutto affrescato, è lineare nella sua struttura gotica a croce latina con una unica navata a quattro campate, con transetti, abside ed un ballatoio perimetrale che gira sotto le monofore.
La Basilica è resa ancor più solenne dal moto leggermente ascensionale del pavimento e dai fasci di colonne in pietra, che salgono agili e solenni lungo le scarne pareti, donando a tutto l’ambiente una forza ed uno slancio austero.
Sopra l’altare maggiore, sulla iconostasi con cancelli settecenteschi in ferro battuto, campeggia la grandiosa croce sagomata (1255-1260), attribuita al cosiddetto “Maestro di Santa Chiara”, recentemente identificato con il pittore Benvenuto Benveni da Foligno, che si vuole sia anche autore della tavola di S. Chiara e di quella della Madonna della Cortina. Ai piedi del Cristo, Francesco e Chiara adoranti e l’immagine dell’abbadessa Benedetta che la commissionò.
È questa senza dubbio l’opera più prestigiosa ed antica della Basilica; venne infatti portata a termine prima del 1260, anno della morte dell’abbadessa Benedetta. Le vele della volta sopra l’altare, nelle vele della volta a crociera, il “Maestro espressionista di s. Chiara” cioè, Palmerino di Guido da Assisi (1330-1335), collaboratore di Giotto nella Basilica di S. Francesco, ha proposto il trionfo della verginità cristiana.
Nella vela verso l’abside: Madonna con il Bambino e alla sua destra s. Chiara; nella vela opposta: s. Agnese d’Assisi, sorella di s. Chiara. Nella vela sinistra: s. Caterina ed altre sante, mentre nella vela destra sono s. Cecilia e s. Lucia. Tutta la Basilica doveva essere affrescata, ma nel 1719, mancando i denari per il restauro pittorico, tutto l’interno venne imbiancato. Nel ramo sinistro del transetto, splende sulla parete un delicato presepio di un anonimo umbro oggi chiamato «Maestro della natività di s. Chiara» vissuto attorno alla metà del Trecento.
Si tratta di un dipinto ammirabile per la grazia ed il candore della composizione. Un’icona del 1265Sull’altare è una icona del 1265, detta Madonna della Cortina realizzata da Benvenuto da Foligno.Sempre nello stesso transetto in alto, una serie di affreschi di difficile datazione. Sono scene dell’Antico
Testamento che nella fascia più alta presentano la creazione degli animali, e in quella inferiore raffigurano la costruzione dell’arca, la creazione dei progenitori, la loro disobbedienza ed il diluvio. Sono opera di un pittore assisano della fine del 1200.
A lato della Cappella del Sacramento è l’oratorio del Crocifisso. Qui è custodito il prezioso Cristo bizantino di un pittore assisiate della metà del XII secolo, che nel 1206, nella chiesetta di San Damiano parlò al giovane Francesco, determinandone la conversione e la sua missione.
Dalle scale, situate a metà Basilica, si accede alla cripta, realizzata nella seconda metà dell’Ottocento e che rispecchia i gusti dell’epoca. Qui sono custodite le spoglie mortali di s. Chiara ritrovate il 23 settembre 1850, in un sarcofago ancora visibile sotto l’altare maggiore della Basilica, venerata in una semplice urna di pietra.
Grazie ai recenti lavori di restauro, conseguenti alle gravi lesioni provocate dal terremoto del 1997, è stata realizzata in questa zona una nuova cappella, nella quale sono esposte preziose reliquie dei Santi Francesco, Chiara ed Agnese, assieme ad altri importanti documenti francescani.
Accanto alla Basilica continua a fiorire da oltre settecento anni il Protomonastero di S. Chiara, la cui struttura porta con sé il segno dei secoli passati: un angolo di chiostro del Mille, un dormitorio quattrocentesco, il refettorio rinascimentale… il tutto intessuto di semplicità e grande sobrietà, ricco di verde e di fiori.
Questo è il luogo ove le Clarisse continuano, ancora oggi, ad essere segno di un amore vissuto sino alle sue estreme conseguenze, nella sequela gioiosa del Cristo povero e crocifisso, dietro gli esempi luminosi di Francesco e Chiara d’Assisi.
[Fonte: www.assisiofm.it]